Case in affitto a canone concordato, come funziona e quando conviene?
Il contratto di affitto a canone concordato è una particolare forma di contratto di locazione che prevede una durata minima di tre anni più due di rinnovo automatico, e i cui importi minimi e massimi sono stabiliti a livello territoriale tramite accordi tra sindacati degli inquilini e associazioni dei proprietari. In questo modo il canone concordato risulta più contenuto rispetto agli ordinari prezzi correnti o di mercato.
Per i proprietari inoltre nella legge di stabilità 2016 è stata stabilita una riduzione del 25% di Imu e Tasi per le case concesse con contratti a canone concordato.
Per quanto concerne i vantaggi fiscali relativi al reddito percepito dal locatore cioè il canone annuo, si evidenziano due situazioni:reddito dichiarato ai fini IRPEF e reddito dichiarato ai fini dellacedolare secca.
Se il reddito percepito dal locatore viene riportato in dichiarazione dei redditi, grazie al fatto che il contratto è stato stipulato in regime convenzionale (agevolato) il locatore gode di uno sconto sulla base imponibile pari al 30%, che pertanto abbatte sensibilmente l’IRPEF da versare. Ad esempio: se percepisco un canone di locazione “agevolata” di 5.000 euro. Calcolo il 30%, cioè 5.000*30% = 1.500 (il valore dello sconto). Ai 5.000 tolgo i 1.500 di sconto, per cui la base imponibile su cui calcolo l’IRPEF è di 3.500 euro.
Se il locatore, invece, decide di aderire alla cedolare secca, il reddito percepito viene tassato direttamente con una percentuale pari al 15% per l’anno 2013 e pari al 10% per l’anno 2014 (ma fino al 2017). Ad esempio, se percepisco un canone di locazione “agevolata” di 5.000 euro, questo subisce un’imposta pari a 5.000*15% = 750 euro per l’anno 2013, mentre subisce un’imposta pari a 5.000*10% = 500 euro per l’anno 2014.
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